tempi bui era, invece, una cosa seria e soprattutto
benedetto dalla Chiesa che assicurava così una
pace più o meno certa in Terra e il Paradiso in Cielo
dopo la morte della singola persona.
Ora passiamo ad esaminare il significato di Re,
imperatore, principe, barone, conte, marchese, duca,
cavaliere.
Re capo di un popolo, Imperatore capo di più popoli,
il problema è nella successione perché non sempre
esiste l’erede legittimo. Alla morte del Re e/o imperatore
i principi e i baroni avanzano una qualche pretesa di
successione legittima, i principi e i baroni sono i
compagni che hanno aiutato il Re o l’Imperatore ad
impossessarsi del regno, quindi legittimati a succedere.
Conte ha giurisdizione sopra un territorio pacificato e
e ricco, il compito principale del Conte è all’80%
amministrare e al 20% di proteggere con le armi i
confini del suo territorio.
Marchese, ha giurisdizione sopra un territorio più
articolato, montagne, boschi paludi, i confini
conseguentemente non sono ben fissati, il loro compito
era al 50% di amministrazione e 50% proteggere i confini
con le armi.
Duca, di solito era un generale o persona capace di
strategia militare, aveva giurisdizione sopra un territorio
Conti, Marchesi, Duchi,
avevano l’obbligo di concorrere, secondo le capacità,
alle entrate monetarie che a fornire soldati per le
guerre inevitabili dell’epoca.
Ora questi aristocratici, o nobili, sopra citati erano
consapevoli della precarietà della vita in genere e
della propria in particolare perché avevano l’obbligo
di difendere il territorio a loro assegnato a costo della
propria vita, bisogna sottolineare che in genere
avevano giurato sulla Bibbia la fedeltà al signore di
turno, e all’epoca il giuramento sulla Bibbia era un
qualcosa di estremamente serio, solo un sacerdote
di alto rango poteva sciogliere questo tipo di
giuramento, pena la morte e la perdita dei privilegi.
A questo punto andiamo in guerra con la serenità
di aver fatto la cosa giusta, ma con l’accortezza di non
privarsi delle comodità della vita.
Ecco che i vassalli si presentano con i sarti, i cuochi,
i maniscalchi, i panettieri, i vinai, e naturalmente con
gli scudieri. Gli artigiani sopra citati venivano scelti
soprattutto in base all’età, e dato che all’epoca la vita
era relativamente breve, circa 40 anni, tanti giovanotti
non erano ancora pronti per sposarsi, ed ecco che i
nobili per convincerli concedeva a loro patenti per aprire
nobili per convincerli concedeva a loro patenti per aprire
una bottega, relativa alla loro arte, quando si tornava
vittoriosi e importante veniva riconosciuta al coniuge e
ai discendenti in caso di morte.
Ecco che al giovane prescelto si affiancava una fanciulla
più o meno convinta con la consegna di trascorrere la
prima notte “affettuosamente” in modo di avere l’erede
perché il mattino dopo lo sposo doveva partire per
seguire il signore in battaglia.
Questo si trova in quasi tutti i documenti ufficiali anche
se la questione “prima notte” non viene trattata come
vorremmo in modo specifico ma in modo marginale.
Ultima precisazione, anche se l’artigiano apparteneva
all’esercito sconfitto, il nobile vincitore, di solito,
confermava le patenti donate dallo sconfitto, questo
perché il vincitore voleva passare all’incasso, ed ecco che
le patenti riconosciute erano un mezzo cancellare le
dispute e rientrare dalle spese di guerra.
Naturalmente fa più notizia la storia di Don Rodrigo e
Lucia descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi però quanto
sopra descritto vuole portare serenità nei confronti delle
leggi che servono a regolare i rapporti fra le persone e non
a ridicolizzarli.
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